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Iside, Fantasy, avventura, romantico ^^

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Cla-cla
view post Posted on 6/12/2010, 21:59




Iside



Iside guardò la sala da ballo dall'alto balcone. Con sguardo invidioso fissava sua sorella Marika ballare. La bella Marika aveva già diciasette anni, era in età da marito e danzava insieme allo scapolo più ambito. Il conte Hamilton. Marika Isabel Hamilton. Suonava bene per sua sorella. Poi lo sguardo di Iside si spostò sulla sorella Erika che giocava con la sua amica Elizabeth. Aveva appena compiuto cinque anni la sua dolce sorellina bionda. La ragazza sospirò leggermente ritornando a guardare la sala da ballo. Signorine in età da matrimonio danzare con giovani attraenti, uomini parlare di affari bevendo qualcosa, donne sparlare di altre donne. Per la piccola Iside tutto ciò era rivoltante. Sempre la solita solfa. Ogni dannata festa era tutto uguale. Tutto così dannatamente perfetto. Nemmeno un piccolo sbaglio, un diffetto. Sfarzosa ed elegante era la sala da ballo, così come il suo vestito troppo pieno di fronzoli, merletti e nastri. I capelli acconciati con una complicata capigliatura. Avrebbe voluto strappare quel costoso vestito, togliersi le scarpe, slegarsi i capelli e scappare. Non dipendere da nessuno, non essere trattenuta da quelle stupide regole, imparare a vivere. Le sue sorelle non capivano. Marika era troppo presa dalla vita di corte, dai ragazzi e dai vestiti per potersi accorgere della tristezza di Iside. E la piccola Erika troppo presa dai giochi e dalle amichette per poter badare a come si sentiva la sorella maggiore. E Iside non faceva una colpa di questo alle due sorelle. Era felice che loro fossero felici. Giogiosa della loro felicità. Ma poi si ricordava che lei non era felice. Con passo seccato e abbastanza rumoroso si avviò verso la sua camera. Quando ad un certo punto la musica di Debussy* arrivò alle sue orecchie come a volerla richiamare. Clair de lune, la sua preferita. Si rigirò sperando di poterla ballare con qualcuno, ma troppo imbarazzata per chiedere a qualcuno di ballare si trovò indecisa. Sarebbe imbarazzante ma... pensò Non voglio perdere altro tempo! si disse scendendo le scale. Si alzò con le mani il vestito per non inciampare e posò il piede sul pavimento della sala da ballo. Adocchiò un ragazzo in disparte guardare gli altri ballare. Iside gli prese la mano. << Balliamo? >> gli chiese trascinandolo verso la folla che danzava. Il ragazzo annuì leggermente con la testa. Iside sorrise. Si sentiva una spudorata, ma infrangere una regola dell'etichetta non aveva prezzo per la giovane ragazza. Cominciarono a ballare lentamente. << Vi avverto che non so ballare molto bene >> disse Iside guardando il ragazzo. << Oh, non vi preoccupate . Neanch'io so danzare bene, al massimo faremo una pessima figura >> cercò di scherzare il giovane. Iside sorrise ancora. Probabilmente per tutta la sala e anche per il ragazzo quel valzer significava un corteggiamento. Ma per Iside era solo un puro gesto di divertimento. Sperava che il ragazzo non avesse frainteso il suo gesto. << Io sono Iside >> si presentò. Il ragazzo la guardò. << Io sono George >> si presentò il ragazzo. La giovane Iside non sapeva che da quel momento la "solita solfa" sarebbe finita. E che la sua avventura sarebbe iniziata.



Capitolo uno: Occhi Verdi.

Iside guardava sorridendo George. Guardava i suoi occhi nocciola imbarazzata. Arrossì. Per la prima volta in vita sua arrossì. Continuavano a ballare Clair de lune in modo lento, quasi romantico.
Forse, si disse Iside. Si, forse potrei amarlo pensò gaurdando George. Se c'era una cosa che i suoi genitori desideravano per lei era che si sposasse. Lo sapeva da tempo, anche se i suoi genitori si erano sforzati di nasconderglielo per non farle pressione. Ma ne aveva la conferma propio adesso guardando i due coniugi fissare compiaciuti la sorella Marika ballare con il conte Hamilton. Iside sapeva che li avrebbe fatti felici sposando un gentil uomo come George. Sospirò tornando a guardare il ragazzo, ma propio dietro di loro notò qualcosa. Dietro la finestra c'erano due occhi verdi nel buio della notta che la guardavano. Iside si svegliò di soprassalto. Quello strano sogno l'aveva turbata. Ansiosa si alzò dal letto. Era ancora tardi, il cielo era buio. Uscì andando in balcone. Indossava sola la leggera camicia da notte bianca.
Era a piedi scalzi, e i lunghi capelli castano scuro le accarezzavano le spalle attraverso il tessuto leggero. Rivolse lo sguardo al cielo. Il cielo è la culla delle stelle consigliere, sono esse che fanno in modo che la notte rechi consiglio le aveva sempre detto sua madre. Ma Iside tra quelle stelle vedeva due occhi verdi. Occhi scrutatori. La brezza fredda della notte la fece tremare. Piccoli brividi le attraversavano la schiena. E di nuovo quella sensazione le attreversò il cuore. Quella voglia incontrollabile di scappare. Controllati Iside si disse continuando a guardare il cielo. Quella situazione era diventata insostenibile. Era stanca. << Siete le consigliere della notte, aiutatemi! >> sussurò verso le stelle. Sospirò accucciandosi sul davanzale. << Grazie mille eh! >> disse sarcasticamente alle stelle. Se nemmeno loro mi sanno aiutare sono propio persa... pensò triste. Una lacrima le sfuggì e scese lungo le gote rosee della ragazza. La lacrima luccicava illuminata dalla luce della luna piena. Iside guardò la luna in cerca di risposte. Ma la luna era una orgogliosa che seguiva solo l'istinto, e Iside non sapeva quanto aveva sbagliato a rivolgersi a lei. Avrebbe dovuto aspettare una risposta dalle sagge stelle invece che ascoltare subito quella della luna. Ma ormai era fatta, ed Iside era rientrata nella sua stanza per fare le valige. Cercò le sue valige di cuoio nella stanza. Cercò nell'armadio e le prese di fretta. Devo sbrigarmi prima che qualcuno se ne accorga pensava nervosa la piccola Iside.
Prese i suoi vestiti più comodi e dei soldi che aveva trovato dentro ad un cassetto. Si cambiò con dei pantaloni neri comodi, degli stivali di cuoio marroni un pò rovinati essendo stai usati molto, ma erano i suoi stivali fortunati e senza quelli non sarebbe andata da nessuna parte. Indossò una camicia bianca che risaltava le sue appena proniunciate forme e un gilet nero che la snelliva. Erano abiti maschili, e da ragazza qual era non avrebbe dovuto possederli. Prima appartenevano a suo padre, ma essendo che erano vecchi voleva getterli (Sinonimo suggerito da mio fratello XD) e lei li rubò. Rubare, che parolone! pensò. Più che altro ho evitato hce dei bei vestiti fossero gettati senza un motivo valido!. Prese le sue valige e uscì dalla sua camera. Era così eccitata accidenti, così felice. Un gesto sconsiderato, immaturo, come poteva essere causa di tanta felicità?. Si sentiva come una ladra a dover camminare piano e lentamente per non svegliare nessuno, ma quel senso di probito che le accarezzava il cuore era impagabile. Con sguardo circospetto si guardava intorno camminando per il corridoio elegante. Casa sua era sempre stata molto curata, aveva un non so chè di aristocratico. Un non so chè di aristocratico che la opprimeva. La carta da parati rosa antico con il motivo di rombi argentati, il parquat chiaro. Avrebbe dovuto essere un posto allegro e felice dove passare l'infanzia. Pieno di colori e con uno splendido giardino dove giocare. Ma come accade spesso l'apparenza inganna. I genitori erano buoni e gentili, quando c'erano. Sua madre doveva rispettare l'eitchetta di qualunque nobil donna. E ciò comportava andare a feste, galà ogni sera, sparlare con le amiche dello stesso ceto ecc. E già da qualche anno la sorella Marika si comportava allo stesso modo. E Iside non poteva sopportare di doversi comportare come la sorella e la madre. E non poteva sopportare che un giorno anche alla piccola Erika dovesse accadere. Quando passò davanti alla porta della camera di sua sorella Marika vi si affacciò per qualche istante. Marika dormiva beatamente. I riccioli castani ramati erano sparsi sul cuscino. In posizione supina, la bocca semi aperta. Sotto le palpebre chiuse Iside sapeva che c'erano degli allegri occhi azzurro cielo. << Arrivederci sorella... >> sussurò piano Iside. Lacrime amare sceserò dagli occhi profondi di Iside. La ragazza si asciugò in fretta le lacrime e riprese a camminare per il corridoio. Passò davanti la camera di Erika, aprì la porta cercando di non fare rumore. << Arrivederci anche a te sorella, so che ti dimenticherai di me... >> disse a bassa voce Iside. Erika aveva solo sei anni, e Iside sapeva che ben presto l'unico ricordo che la sorella minore avrebbe avuto di lei sarebbe stato solo una serie di immagini sfocate. Il padre della ragazza era partito la sera stessa per un viaggio di lavoro, e la madre era voluta andare con lui per comprarsi qualche nuovo vestito o accessorio da mostrare alle sue amiche. Iside si allontanò dalla villa con il cuore in gola, ma sapeva che doveva farlo. Sapeva che la cosa migliore da fare per lei era andarsene. Forse la sua famiglia avrebbe sofferto, ma si sà, a volte per sopravvivere in questo mondo bisogna essere egoisti. Ed Iside lo sapeva.

*Debussy non era nato, piccola lincenza d'autore U.U.

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Iside si svegliò stancamente. Aprì gli occhi con qualche fatica e la prima cosa che vide furono due vispi occhi grigi che la fissavano incuriositi. L'ultimo ricordo che aveva erano degli alberi che giravano e giravano. Vide la ragazza parlare, ma non sentiva niente. << Mi scusi? >> chiese con aria confusa Iside. << Ho chiesto se state bene... >> rispose la ragazza. La sua voce alle orecchie di Iside arrivava ovattata.
<< Si, all'incirca >> rispose lei. << Vieni alzati >> disse la biondina prendendo la mano a Iside e aiutandola ad alzarsi dal letto. La ragazza aveva propio una brutta cera. Era pallida in volto, i capelli castano scuro scompigliati, il completo strappato e sporco perchè probabilmente aveva camminato a lungo. << Volete forse una tazza di tè o della cioccolata? >> le chiese la ragazza. Sembrava avere qualche anno in più di Iside, il naso all'insù e i grandi occhi grigi le davano un'aria allegra e rassicurante. Come quella di sua sorella Marika. << Si grazie, gradirei della cioccolata >> le rispose grata. La fece accomodare in cucina, dove c'era un piccolo tavolo di legno di cedro. La cucina era piccola, c'era il minimo indispensabile. Un tavolo di legno con due sedie, delle mensole con sopra delle spezie delle e delle salse, e degli tipetti con dentro i piatti e i bicchieri. << Tieni >> disse la biondina prgendogli una tazza piena di cioccolata calda. << Grazie... >> ringraziò Iside portando la tazza alle sue labbra. << Come vi chiamate? >>chiese la ragazza sedendosi di fornte a Iside. << Iside >> le rispose. Portò di nuovo la tazza alle labbra e bevette. << Io sono Blue, perchè vi trovavate nel bosco? >> domandò. << Io... io in realtà non ricordo >> rispose Iside insicura. Blue, da prima esterefatta, si calmò e disse: << Bhè, potete restare qui finchè non riacquisterete la memoria >>. Iside la guardò sorpresa. Davvero quella ragazza sarebbe stata disposta ad ospitarla nella sua casa?. Propio lei?
Che era poco più di un' estranea?. Per di più trovata svenuta in un bosco!. << Davvero? Non vorrei infardirvi madame! >> esclamò. << Oh, state tranquilla, non arrecherete disturbo. Potete dormire nella camera accanto alla mia >> disse Blue alzandosi e prendendo la tazza vuota. << Era di mio fratello, ma lui è partito un mese fa circa, e starà via per un bel pò da quanto ne so >> aggiunse poco dopo. Iside avrebbe voluto chiederle perchè suo fratello era partito, ma preferì tacere. Dopotutto erano cose private. << Quanti anni avete? >> chiese Blue. << Undici anni, quasi dodici, e voi? >> rispose la bruna. << Io ho diciotto anni, da pochi mesi >>. Dimostrava meno di diciott'anni. Aveva un viso più... infantile. Si, infantile. Ma rassicurante, come una sorella maggiore. Iside sorrise. Forse aveva trovato una famiglia. << Vieni >> le disse Blue facendole cenne di seguirla. Blue la condusse in una stanza piccola. Il pavimento di legno di cedro, un letto sempre di legno con sopra una misera coperta giallo limone ed un cuscino. Appeso alla parete si trovava uno strano oggetto pieno di piume e perline, e ai piedi del letto si trovava un baule celeste scuro. << Questo cos'è? >> domandò Iside avvicinandosi all'oggetto "piumato". << E' un'acchiappasogni >> le rispose la bionda. Iside in risposta le rivolse una sguardo confuso. << Serve a intrappolare i sogni. I sogni positivi attraversano le perline e vengono sognati, gli incubi attraversano le piume e restano intrappolati >> le spiegò sedendosi sul letto. Iside assunse un'aria ancora più confusa. << E se poi le piume sono troppo cariche e non possono più intrappolare gli incubi? >> chiese. Blue restò stupefatta. Sembrava un ladro colto con le mani nel sacco. << Ecco... Io in realtà... Non lo so! >> disse grattandosi la testa. Ed io non sono sciura di volerlo scoprire... pensò Iside guardando l'acchiappasogni. << Comunque, - esordì Blue ridestando Iside dai suoi pensieri - questa è la camera di mio fratello. Finchè starà via sarà la tua >> disse alzandosi. << E quando tornerà cosa faremo? >> domandò. << A quello ci penseremo quando lui tornerà! >> le rispose. Poi il suo sguardo andò sui vestiti maschili di Iside, sporchi e strappati.
<< Penso dovreste farvi un bagno. Andante a prepararvi la vasca, trovarete la tinozza nello sgabuzzino qui accanto. Io nel frattempo vi troverò dei vestit >> disse Blue facendole segno di uscire. << Va bene >> rispose Iside. Quella ragazza aveva già fatto tanto: Le aveva offerto una casa, una camera e adesso dei vestiti. Non era il caso di essere scortese. Uscì da quella camera. Appena uscita si guardò intorno in cerca dello sgabuzzino. C'erano solo tre porte. Quella che aveva di fronte, lontanta di pochi metri, era sicura portasse alla cucina. Decise di aprire quella di destra. Lo sgabuzzino era una stanza grande quanto il comigliolo di un camino. C'erano molti oggetti uno sopra l'altro: Sciarpe, legna, pochi vestiti eleganti, e la tinozza. Presa la tinozza e andò in cucina, dalla cucina aprì la porta che portava fuori casa. Là vicino ci doveva essere una pompa.
No, niente pompa. Da nessuna parte!. In lontananza vide un fiume. E' là che dovrei prendere l'acqua? si chiese confusa. << Oh bhè, se propio devo! >> disse tra sè e sè facendo le spallucce. Una smorfia le attraversò il viso, ma si riprese subito. Insomma Iside! si disse. Hai voluto tu andartene di casa, no? Adesso vai a prendere quella dannata acqua!!! pensò decisa mentre cominciava ad incamminarsi. E mentre la piccola Iside s'incamminava per prendere l'acqua, non aveva la minima idea che quel giorno con Blue, quel giorno di lavoro, sarebbe stato il primo di tanti altri.


Edited by Cla-cla - 24/12/2010, 00:49
 
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~Chii!-Chan~
view post Posted on 6/12/2010, 22:44




che brava **
 
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Cla-cla
view post Posted on 6/12/2010, 22:45




Grazie ^^.
 
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Cla-cla
view post Posted on 26/12/2010, 16:35




Aggiunta la parte finale del capitolo uno ^^.
 
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3 replies since 6/12/2010, 21:59   113 views
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