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Gabriele D'Annunzio

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~Chii!-Chan~
view post Posted on 2/4/2011, 18:44






CITAZIONE
Gabriele D'Annunzio[1], Principe di Montenevoso , a volte scritto d'Annunzio,[2] come usava firmarsi (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938) è stato uno scrittore, poeta, militare e politico italiano, simbolo del Decadentismo ed eroe di guerra. Soprannominato il Vate cioè "il profeta", occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. Sia in letteratura che in politica lasciò il segno ed ebbe un influsso sugli eventi che gli sarebbero succeduti.

Vita
Di estrazione dalmata, Gabriele d'Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo 1863. Terzo di cinque fratelli, visse un'infanzia felice, distinguendosi per intelligenza e vivacità. Della madre, Luisa de Benedictis, erediterà la fine sensibilità, del padre, Francesco D'Annunzio, il temperamento sanguigno, la passione per le donne e la disinvoltura nel contrarre debiti, cosa che portò la famiglia da una condizione agiata ad una difficile situazione economica. Reminiscenze della condotta paterna sono presenti nel romanzo Trionfo della morte. Non tardò a manifestare una personalità ambiziosa, priva di complessi e inibizioni, portata al confronto competitivo con la realtà. Una testimonianza ne è la lettera che, ancora sedicenne nel 1879, scrive a Giosuè Carducci, il poeta più stimato nell'Italia umbertina, mentre frequenta il liceo al prestigioso istituto Convitto Cicognini di Prato. Nel 1879 il padre finanziò la pubblicazione della prima opera del giovane studente, Primo vere, una raccolta di poesie che ebbe presto successo. Accompagnato da un'entusiastica recensione critica sulla rivista romana Il Fanfulla della Domenica, il successo del libro venne aumentato dallo stesso D'Annunzio con un espediente: fece diffondere la falsa notizia della propria morte per una caduta da cavallo. La notizia ebbe l'effetto di richiamare l'attenzione del pubblico romano sul romantico studente abruzzese, facendone un personaggio molto discusso. Lo stesso D'Annunzio poi smentì la falsa notizia. Dopo aver concluso gli studi liceali giunse a Roma, con una notorietà che andava crescendo e si iscrisse alla Facoltà di Lettere.

Il periodo Romano
Gli anni 1881-1891 furono decisivi per la formazione dello stile comunicativo di D'Annunzio, e nel rapporto con il particolare ambiente culturale e mondano della città si formò quello che possiamo definire il nucleo centrale della sua visione del mondo. L'accoglienza nella città fu favorita dalla presenza in essa di un folto gruppo di scrittori, artisti, musicisti, giornalisti di origine abruzzese, parte dei quali conosciuti dal poeta a Francavilla al Mare, in un Convento di proprietà del corregionale ed amico Francesco Paolo Michetti (fra cui Scarfoglio, Tosti, Masciantonio e Barbella) che fece parlare in seguito di una "Roma bizantina".
La cultura provinciale e vitalistica di cui il gruppo si faceva portatore appariva al pubblico romano, chiuso in un ambiente ristretto e soffocante — ancora molto lontano dall'effervescenza intellettuale che animava le altre capitali europee — una novità "barbarica" eccitante e trasgressiva; D'Annunzio seppe condensare perfettamente, con uno stile giornalistico esuberante, raffinato e virtuosistico, gli stimoli che questa opposizione "centro-periferia" "natura-cultura" offriva alle attese di lettori desiderosi di novità.
D'Annunzio si era dovuto adattare al lavoro giornalistico soprattutto per esigenze economiche, ma attratto alla frequentazione della Roma "bene" dal suo gusto per l'esibizione della bellezza e del lusso, nel 1883 sposò, con un matrimonio "di riparazione", nella cappella di Palazzo Altemps a Roma, Maria Hardouin duchessa di Gallese, da cui ebbe tre figli (Mario, Gabriellino e Veniero). Tuttavia, le esperienze per lui decisive furono quelle trasfigurate negli eleganti e ricercati resoconti giornalistici. In questo rito di iniziazione letteraria egli mise rapidamente a fuoco i propri riferimenti culturali, nei quali si immedesimò fino a trasfondervi tutte le sue energie creative ed emotive.
Il primo grande successo letterario arrivò con la pubblicazione del suo primo romanzo, Il piacere nel 1889. Venne presto a crearsi un vero e proprio "pubblico dannunziano", condizionato non tanto dai contenuti quanto dalla forma divistica, un vero e proprio star system ante litteram, che lo scrittore costruì attorno alla propria immagine. Egli inventò uno stile immaginoso e appariscente di vita da "grande divo", con cui nutrì il bisogno di sogni, di misteri, di "vivere un'altra vita", di oggetti e comportamenti-culto che stava connotando in Italia la nuova cultura di massa.

Il periodo Napoletano
Tra il 1891 e il 1893 D'Annunzio visse a Napoli, dove compose il suo secondo romanzo, L'innocente, seguito da Il trionfo della morte e dalle liriche del Poema paradisiaco. Sempre di questo periodo è il suo primo approccio agli scritti di Nietzsche che vennero in buona parte fraintesi, sebbene ebbero l'effetto di liberare la produzione letteraria di D'Annunzio da certi residui moralistici ed etici. Tra il 1893 e il 1897 D'Annunzio intraprese un'esistenza più movimentata che lo condusse dapprima nella sua terra d'origine e poi ad un lungo viaggio in Grecia.
Nel 1897 volle provare l'esperienza politica, vivendo anch'essa, come tutto il resto, in un modo bizzarro e clamoroso: eletto deputato della destra, passò quasi subito nelle file della sinistra, giustificandosi con la celebre affermazione «vado verso la vita».

Il periodo Fiorentino
Sempre nel 1897 iniziò una relazione con la celebre attrice Eleonora Duse, con la quale ebbe inizio la stagione centrale della sua vita. Per vivere accanto alla sua nuova compagna, D'Annunzio si trasferì a Firenze, nella zona di Settignano dove affittò la villa "La Capponcina", trasformandola in un monumento del gusto estetico decadente. È in questo periodo che si situa gran parte della drammaturgia dannunziana che è piuttosto innovativa rispetto ai canoni del dramma borghese o del teatro dominanti in Italia e che non di rado ha come punto di riferimento la figura attoriale della Duse.

Il trasferimento in Francia
La relazione con Eleonora Duse si incrinò nel 1904, dopo la pubblicazione del romanzo Il fuoco, in cui il poeta aveva descritto impietosamente la loro relazione. Nel 1910 D'Annunzio si trasferì in Francia: già da tempo aveva accumulato una serie di debiti e per evitare i creditori aveva preferito allontanarsi dal proprio Paese. L'arredamento della villa fu messo all'asta e D'Annunzio per cinque anni non rientrò in Italia.
A Parigi era un personaggio noto, era stato tradotto da Georges Hérelle e il dibattito tra decadenti e naturalisti aveva a suo tempo suscitato un grosso interesse già con Huysmans. Ciò gli permise di mantenere inalterato il suo dissipato stile di vita fatto di debiti e frequentazioni mondane. Pur lontano dall'Italia collaborò al dibattito politico prebellico, pubblicando versi in celebrazione della guerra di Libia o editoriali per diversi giornali nazionali (in particolare per il Corriere) che a loro volta gli concedevano altri prestiti.
Nel 1910 Corradini aveva organizzato il progetto dell'Associazione Nazionalista Italiana, al quale D'Annunzio aderì inneggiando a una nazione dominata dalla volontà di potenza e opponendosi all' «Italietta meschina e pacifista».
Dopo il periodo parigino si ritirò ad Arcachon, sulla costa Atlantica, dove si dedicò all'attività letteraria in collaborazione con musicisti di successo (Mascagni, Debussy,...), compose libretti d'opera, soggetti per film (Cabiria).

L'arruolamento
Nel 1915 ritornò in Italia, dove rifiutò la cattedra di letteratura italiana che era stata di Pascoli; condusse immediatamente una intensa propaganda interventista. Il discorso celebrativo che D'Annunzio pronunciò a Quarto il 4 maggio 1915 (in occasione della sagra dei Mille) suscitò entusiastiche manifestazioni interventiste. Con l'entrata in Guerra dell'Italia, il 24 maggio 1915 (il cosiddetto "maggio radioso"), D'Annunzio si arruolò volontario e partecipò ad alcune azioni dimostrative navali ed aeree. Per un periodo risedette in quel di Cervignano del Friuli perché così poteva essere vicino al Comando della III Armata, comandante della quale era Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d' Aosta, suo amico ed estimatore.
Nel gennaio del 1916, costretto a un atterraggio d'emergenza, subì una lesione all'altezza della tempia e dell'arcata sopraccigliare, urtando contro la mitragliatrice del suo aereo. Non curò la ferita per un mese e ciò portò alla perdita di un occhio. Visse così un periodo di convalescenza, durante il quale fu assistito dalla figlia Renata. Tuttavia, ben presto tornò in guerra. Contro i consigli dei medici, continuò a partecipare ad azioni belliche aeree e di terra. In quel periodo compose Notturno utilizzando delle sottili strisce di carta che gli permettevano di scrivere nella più completa oscurità, necessaria per la convalescenza dalla ferita che l'aveva temporaneamente accecato. L'opera venne pubblicata nel 1921 e contiene una serie di ricordi e di osservazioni.
Al volgere della guerra, D'Annunzio si fa portatore di un vasto malcontento, insistendo sul tema della "vittoria mutilata" e chiedendo, in sintonia con una serie di voci della società e della politica italiana, il rinnovamento della classe dirigente in Italia. La stessa onda di malcontento trovò ben presto un sostenitore in Benito Mussolini, che di qui al 1922 avrebbe portato all'ascesa del fascismo in Italia.

L'impresa di Fiume
Nel 1919 organizzò un clamoroso colpo di mano paramilitare, guidando una spedizione di "legionari", partiti da Ronchi di Monfalcone (ribattezzata, nel 1925, Ronchi dei Legionari in ricordo della storica impresa), all'occupazione della città di Fiume, che le potenze alleate vincitrici non avevano assegnato all'Italia. Con questo gesto D'Annunzio raggiunse l'apice del processo di edificazione del proprio mito personale e politico. L'11 e 12 settembre 1919, la crisi di Fiume. A Fiume, occupata dalle truppe alleate, già nell'ottobre 1918 si era costituito un Consiglio nazionale che propugnava l'annessione all'Italia.[3] Di cui fu nominato presidente Antonio Grossich. D'Annunzio con una colonna di volontari occupò Fiume e vi instaurò il comando del "Quarnaro liberato". Il 5 ottobre 1920 aderì al Fascio di combattimento di Fiume[4].
Il 12 novembre 1920 viene stipulato il trattato di Rapallo: Fiume diventa città libera, Zara passa all'Italia. Ma D'Annunzio non accettò l'accordo e il governo italiano, il 26 dicembre 1920, fece sgomberare i legionari con la forza.

Gli ultimi anni e l'esilio volontario a Gardone Rivera
Deluso dall'esperienza di Fiume, nel febbraio 1921 si ritirò in un'esistenza solitaria nella villa di Cargnacco (comune di Gardone Riviera) che pochi mesi più tardi acquistò. Ribattezzata il Vittoriale degli italiani fu ampliata e successivamente aperta al pubblico. Qui lavorò e visse fino alla morte, curando con gusto teatrale un mausoleo di ricordi e di simboli mitologici di cui la sua stessa persona costituiva il momento di attrazione centrale. Il regime fascista in ascesa celebrò D'Annunzio come uno dei massimi e più fecondi letterati d'Italia. La sua influenza sulla cultura italiana ed europea nei primi decenni del Novecento fu indiscutibile.
Morì nella sua villa il 1º marzo 1938 per un'emorragia cerebrale. Ai funerali di Stato, voluti in suo onore dal regime fascista, la partecipazione popolare fu imponente. Il feretro, avvolto dalla bandiera del Timavo[5] era seguito da «...la folla innumerevole degli ex legionari, degli ammiratori, dei devoti alla sua gloria e alla sua fama...».[6] È sepolto nel mausoleo del Vittoriale.


Opere
-Poesia:

  • Primo vere (1879)

  • Canto novo (1882)

  • San Pantaleone (1886)

  • Poema paradisiaco (1893)

  • Alcyone (1903)

  • Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi (1903-1912)

  • Ode alla Nazione Serba (1915)

-Prosa

  • Terra vergine (racconti, 1882)

  • Il piacere (romanzo, 1889)

  • Giovanni Episcopo (romanzo, 1891)

  • L'innocente (romanzo, 1892)

  • Il trionfo della morte (romanzo, 1894)

  • Le vergini delle rocce (romanzo, 1895)

  • Il fuoco (romanzo, 1900)

  • Le novelle della Pescara (novelle 1902)

  • Forse che sì forse che no (romanzo, 1910)

  • Contemplazione della morte (prose, 1912)

  • Notturno (prosa autobiografica, 1916)

  • Il compagno dagli occhi senza cigli (1928)

  • * Le cento e cento e cento pagine del libro segreto di Gabriele D'Annunzio tentato di morire (prosa autobiografica, 1935)

-Teatro
  • La città morta (tragedia, 1899)

  • La Gioconda (tragedia, 1899)

  • Francesca da Rimini (tragedia, dicembre 1901)

  • La figlia di Iorio (dramma, 1903)

  • La fiaccola sotto il moggio (tragedia, 1905)

  • La nave (tragedia, 1908)

  • Le martyre de Saint Sébastien (dramma, 1911)

Cinema
  • Cabiria

Curiosità
# L'uso dell'olio di ricino come strumento di tortura, impiegato successivamente dal fascismo, fu ideato da d'Annunzio durante l'occupazione di Fiume.
# D'Annunzio era massone e 33º grado "honoris causa" della Gran Loggia d'Italia detta di Piazza del Gesù.
# La scrittrice Amalia Negretti Odescalchi, in arte Liala, deve il suo pseudonimo a un suggerimento di d'Annunzio: "Ti chiamerò Liala perché ci sia sempre un'ala nel tuo nome".
# La costruzione della strada litoranea Gargnano-Riva del Garda (1929-1931) fu fortemente voluta da D'Annunzio che se ne interessò personalmente. La strada, progettata e realizzata dall'ing. Riccardo Cozzaglio, segnò il termine del secolare isolamento di alcuni paesi del Lago di Garda e fu poi classificata di interesse nazionale con il nome di Strada Statale 45bis Gardesana Occidentale. Lo stesso D'Annunzio, presente all'inaugurazione della strada, la battezzò con il nome di Meandro per via della sua tortuosità e dell'alternarsi delle buie gallerie e del lago azzurro.
#La relazione dell'artista con l'attrice Eleonora Duse, svoltasi nel periodo "fiorentino" di D'Annunzio (egli decise infatti di affittare una villa sulle colline di Settignano per stare vicino alla residenza della Duse) è stata celebrata a Firenze in un modo molto originale. Alla nascita del quartiere fiorentino di Coverciano (sorto proprio ai piedi della villa dannunziana di Settignano), due importanti arterie stradali della zona vennero inaugurate in memoria dei famosi amanti, prevedendo inoltre un incrocio tra queste vie.
Fu lui a stabilire in Italia, tra le tante varianti che allora si usavano, che la parola "automobile" fosse di genere femminile.
# Fu d'Annunzio che italianizzò il sandwich chiamandolo tramezzino.
# Velivolo e folla oceanica sono espressioni che introdusse lo stesso Vate.
# Arzente, italianizzazione del termine cognac, per Gabriele D'Annunzio avrebbe dovuto essere derivato da Arzillo a indicare lo stato di euforia indotto dall’ebbrezza.
# Anche il nome de La Rinascente, per gli omonimi attuali grandi magazzini di Milano, fu suggerito da Gabriele d'Annunzio. I magazzini, originariamente chiamati " magazzini Bocconi" furono distrutti da un incendio che ne bloccò per un certo periodo l'attività. In occasione della riapertura, l'esercizio commerciale venne ribattezzato La Rinascente.
# Per la famiglia di industriali Caproni, pionieri del volo, coniò il motto, scritto sopra a un caprone rampante: "Senza cozzar dirocco".
# Fu testimonial dell'Amaro Montenegro e dell' Amaretto di Saronno.
# D'Annunzio lanciò una propria linea di profumi, l'Acqua Nunzia.
# Coniò il nome Saiwa per l'azienda di biscotti.
#Il dolce tipico abruzzese denominato "parrozzo" fu lodato da Gabriele d'Annunzio, che lo apprezzò molto e cui dedicò dei versi.
# Si dice cavalcasse sulla spiaggia nudo.

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beh..come dire? non è una persona comune! devo dire che è pienamente riuscito a "rendere la sua vita un'opera d'arte"! lo sto studiando a scuola e sono rimasta molto affascinata da questa figura..certo, non è lo stinco di un santo..ha fatto parecchie caz..sciocchezze, si, però è stato grandioso! è per questo che mi affascina. è vero che era interventista, e si è andato a infognare col faascismo (schifo), ma guardandola oggettivamente era così eccentrico che la sua vita non può non meravigliare. ha avuto tante di quelle donne xD a scuola, mentre leggevamo la sua vita, sembrava più un elenco delle sue relazioni che altro xD ma a parte questo..ha un modo di scrivere eccezionale! non tutto ne..perchè certe cose sono atte più a dimostrare la sua bravura che altro..a volte ha un modo di scrivere così elaborato che dice tutto e niente! ma ci sono alcune poesie..come quelle del poema paradisiaco, che hanno una delicatezza..(a lui molto inusuale comunque xD). sarà un moto di ribellione verso il prof forse, che gli riconosce solo la bravura e per il resto lo detesta, ma a me ha terribilmente affascinato..ma era già da un pò che mi incuriosiva..non so se è mai capitato a qualcuno di vedere il Vittoriale, la sua casa sul lago di Garda..è assurda O.O l'ho vista da più piccola e mi è rimasta decisamente impressa xD giusto per mostrare quanto era eccentrico: nel giardino (immenso) c'è una nave, nel teatro (si, perchè aveva un teatro anche) c'è un aereo sospeso sulla platea (quello con cui volava su vienna a distribuire i volantini pro-italia), nella casa, la porta del suo studio è più bassa delle altre, così che chi entra deve inchinarsi O.O personalmente, o ti affascina o lo detesti..e..ops, si, forse ho scritto troppo xD
 
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view post Posted on 21/5/2011, 18:37
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CITAZIONE
personalmente, o ti affascina o lo detesti..

Io faccio parte a pieni titoli della categoria che lo detesta.
E me lo sono ritrovata anche all'esame di maturità! Nel lontano 2007 la prof. della commissione esterna incentrò tutta la parte di italiano degli orali su "La pioggia nel pineto"... la poesia che odio più di ogni altra! (Prima che pensiate male: il mio odio era antecedente e non dipende per nulla dalla maturità, dove peraltro diedi sfoggio per l'ultima volta della mia "secchionaggine" e feci un figurone! XD)

Il motivo per cui lo detesto? Facile da spiegare: i suoi testi non mi trasmettono niente, diversamente da quelli di altri poeti. E per niente, intendo proprio niente. Leggere D'Annunzio mi fa pensare a un mero esercizio stilistico, da parte sua, per dimostrare che ci sapeva fare, e null'altro.
Per carità, ci sono altri autori che ho trovato maledettamente noiosi, ma qui non si tratta di noia. Ci può essere la cosa noiosa che però trasmette un significato (per esempio il romanzo più detestato dagli studenti XD)... ma non è questo il caso. Assolutamente. :)
 
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